PIÙ IN LÀ: ALFREDINO E IL QUARANTENNALE
DEL CENTRO ALFREDO RAMPI
Auditorium Conciliazione ROMA
12/06/2021
La Trasmissione Morse, l’opera d’arte e le targhe
realizzate da Jasmine Pignatelli
per celebrare la memoria di Alfredino
e i quarant’anni del Centro Alfredo Rampi.
https://www.centrorampi.it/
PIÙ IN LÀ:
Il 10 giugno 1981 all’età di 6 anni, il piccolo Alfredo Rampi cadeva nel vuoto di un pozzo artesiano a Vermicino in provincia di Roma. Alfredino si spense in quel pozzo tre giorni più tardi dopo inutili e maldestri tentativi di salvarlo. Vermicino è stata una grande sconfitta nazionale, la sconfitta dei soccorsi e della loro inadeguatezza e impreparazione.
A poche settimane dalla tragedia di Vermicino, nasceva l’Associazione Centro Alfredo Rampi Onlus. Centinaia di cittadini raccolsero l’appello della mamma di Alfredino, Franca Rampi, per costituire un’associazione che difendesse bambini e ragazzi da eventi come quello che aveva colpito il figlio. E così il Centro Alfredo Rampi diventa la prima Associazione di Protezione Civile in Italia, punto di riferimento nell’ambito della prevenzione e dell’educazione al rischio ambientale..
Il quarantennale con il suo fitto programma vuole celebrare l’affermazione della vita e della speranza di andare “più in là”, oltre la morte, oltre la caduta nel pozzo della disperazione. Un verso di Maestrale, la poesia di Eugenio Montale in Ossi di Seppia (1925), è il tema del quarantennale, che celebra l’essenza della vita nella quale quiete e tempesta si alternano incessanti oltre i fattori razionalmente esplicabili:
sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello
di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte
le immagini portano scritto: “più in là”!
La scultura “Più in Là“
Alluminio anodizzato e incisione,
Ø 26 cm x 1,5 cm – Opera realizzata in 8 esemplari.
Trasmissione radiotelegrafica in Morse con l’identificativo ministeriale “II0CAR”.
performance di Jasmine Pignatelli, coadiuvata da Roberto Mantua e dall’Associazione Radioamatori Italiani ARI sezione Roma. Il verso della poesia di Montale, tradotto nel linguaggio universale morse, emblema di un sistema di comunicazione votata al soccorso, all’aiuto e simbolo logistico della Protezione Civile, ha raggiunto i luoghi più lontani e remoti del pianeta.
La Targa “Più in Là”
Stampa su dibond specchio,
Ø 20 cm – Opera realizzata in 150 esemplari.
Quarant’anni fa quando, io come tutti, fummo investiti da quel tragico dolore mai avrei immaginato di dovermi confrontare nel futuro con gli effetti e gli sviluppi di quella “storia”. E invece eccomi qui, a distanza di anni, a ripensare ad una storia dolorosamente privata e collettiva allo stesso tempo, ma che il lavoro del Centro Alfredo Rampi, il tempo, il coraggio, l’immensa risposta dei volontari hanno reso fertile e parte di una nuova storia ai miei occhi tutta da riscrivere. Chiedendomi se fosse possibile affidare anche all’arte tutto questo, la presidentessa del centro Rita Di Iorio e Daniele Biondi si sono presentati a me con un invito. Come artista credo negli intenti umanistici e civici dell’arte, arte che si nutre di memoria, di destino collettivo, di fiducia nell’umanità condivisa come possibile risposta alla fragilità, all’incertezza e alla complessità contemporanea. E così il verso della poesia di Montale, fil rouge e tema del quarantennale, è entrato prepotentemente nella mia visione artistica. Maestrale celebra proprio l’essenza della vita nella quale quiete e tempesta si alternano incessanti oltre i fattori razionalmente esplicabili: fragilità, resilienza, mutamento, incertezza, vita, destino. Non ho ritenuto andare oltre o “inventare” nulla, evitando qualsiasi “effetto speciale” o autoreferenzialità dell’opera. L’intervento artistico andava costruito tutto su quella potente frase pensando a come amplificarla e renderla collettiva.
Da qui è nata una scultura prodotta in 8 esemplari firmati e numerati e dalla cui elaborazione è nata una targa consegnata alle Associazioni della Protezione Civile coinvolte nel quarantennale. Una trasmissione morse, realizzata con la curatela di Roberto Mantua e in collaborazione con ARI Associazione Radioamatori Italiani sezione Roma, ha accompagnato l’opera come momento di raccoglimento e si è fatta portatrice del messaggio amplificandolo nell’etere. Il messaggio per tutti e tre gli interventi è uno solo, il passo della poesia di Eugenio Montale: Maestrale. Allo stesso modo il titolo per tutti e tre gli interventi è uno solo: Più in Là. Nella scultura la poesia è incisa in profondità sulla superficie di un anello in alluminio, dal colore morbido e tenue. L’anello stringe a sé, è vita, è cerchio che tiene insieme il destino e l’esperienza umana di sopravvivere alle tempeste della vita orientando la speranza, l’azione e il senso civico sempre “più in Là”, oltre la resa. Più in Là è un’opera celebrativa che affida alla forma assoluta del cerchio la trasmissione di un messaggio eterno, perpetuo e continuo.
Così è anche nella trasmissione morse che io amo chiamare performance artistica: il verso della poesia di Montale è tradotto nel linguaggio universale morse, emblema di un sistema di comunicazione votata al soccorso, all’aiuto e simbolo logistico della Protezione Civile. È per me performance artistica perché ho affidato alla trasmissione un carattere rituale e simbolico, momento di raccoglimento planetario, amplificatore poetico della memoria collettiva. Nel buio del teatro, attraversato solo dal suono caratteristico e pungente del morse, punto linea, linea punto, punto punto, insieme abbiamo viaggiato nell’etere, insieme abbiamo accompagnato quel suono, insieme abbiamo consegnato la poesia e la memoria, la storia e il sentimento.
Con la cura e l’assistenza di Roberto Mantua, la grande onda radiotelegrafica, con l’identificativo II0CAR, è stata lanciata nell’etere a partire dalle ore 20.00 del 12 giugno 2021 dall’Auditorium Conciliazione di Roma per raggiungere le zone più remote del pianeta attraversando i continenti, le montagne, i mari. Rita Di Iorio ha avviato la trasmissione premendo sul tasto telegrafico la prima lettera della poesia: un invito del Centro a chi era in ascolto a non perdere mai il senso della comunità umana a cui tutti apparteniamo, a non perdere il valore della memoria e il senso civico che questa genera.
Più in Là si è rivelata un’opera complessa nella sua semplicità, che ha richiesto un lavoro collettivo di collaborazioni e professionalità e che, celebrando la memoria del piccolo Alfredo Rampi e l’immenso lavoro del Centro, non si è soffermata sulla tragedia che tutti ricordiamo ma ha affermato che anche nella tragedia esiste una dimensione umana, poetica e civica nel quale trovare risposte al dolore.
Spero di aver risposto alla richiesta di Rita e Daniele, spero che l’arte abbia dato il suo contributo a questo quarantennale, spero che l’arte abbia saputo assolvere a questo difficile e delicato compito. È questo un invito che porterò sempre nel cuore e mi ha insegnato tanto: che nessun uomo è un’isola, che siamo tutti connessi e ogni piccola parte della nostra umanità va protetta, insieme, per tutti. Questo, solo questo può metterci in pace e in armonia con la fragilità e la complessità della vita. La storia ha bisogno di chi guarda al di là dell’orizzonte dell’impossibile e il Centro Alfredo Rampi ha fatto questo. Jasmine